22 Ottobre 2024 - di Stefano Olivari
Milan, Juventus, Napoli, Inter: il festival della vittoria per 1-0 o 0-1, sia pure al termine di partite ben diverse fra di loro, per non parlare del peso specifico delle avversarie. Anche dopo l’ottavo turno di campionato le favorite per lo scudetto rimangono loro: LeoVegas quota la riconferma dell’Inter a 1.61, mentre il Napoli senza coppa è visto campione a 4.00, la Juventus a 6.00 e il Milan a 13.00. Delle quattro squadre quella che è piaciuta meno a questo giro è stata di sicuro il Napoli, che a Empoli ha rischiato tanto, con un Lukaku impresentabile, ma che ha portato lo stesso i tre punti a casa. Poi i soliti discorsi su rigorini, espulsioncine, fallettini, sanzionati o meno a seconda dello status. Certo è che anche nell’era del VAR i grandi club, o comunque quelli più importanti dei loro avversari di giornata, vengono favoriti. Non in maniera scandalosa come in passato, quando si poteva inventare letteralmente qualsiasi cosa, ma con la ricerca e l’analisi di immagini che possano andare in una certa direzione nelle situazioni fifty fifty. Ma almeno sono immagini registrate… Incomprensibile, anzi fin troppo comprensibile, è quindi la campagna mediatica anti-VAR che vede schierati sullo stesso fronte ex calciatori del genere ‘Ai miei tempi’, opinionisti a gettone e addetti ai lavori che preferivano il mondo di prima, i buoni sapori di una volta. Meglio adesso, anche se non di tanto.
Nessuno sta entusiasmando, ma com’è come non è, ai primi quattro posti ci sono già quattro grandi e finora fra le squadre con grandi bacini d’utenza, spinte o quanto meno sempre ben difese politicamente, l’unico fallimento è quello di una Roma dove il ritorno di De Rossi è più di un’ipotesi e dove le voci più strampalate, tipo Totti che a 48 anni vorrebbe tornare in campo, vengono prese sul serio e commentate. Contro l’Inter si è vista una classica squadra di Juric: ben messa in campo, cattiva il giusto, con la creatività delegata a un paio di elementi, cioè Pellegrini e Dybala, in generale con pochi tiri in porta. Nessuno alla Roma può parlare male di Juric, ma nemmeno bene. Poi finché il club non sarà venduto si navigherà a vista.
Mateo Retegui con il suo ottavo gol stagionale è in testa da solo alla classifica cannonieri, confermandosi l’ennesima scelta azzeccata di un’Atalanta che ambisce alla qualificazione Champions anche in una stagione in cui le grandi metropolitane si sono riorganizzate o almeno pensavano di averlo fatto. Ormai insostituibile anche in Nazionale e questa non è una buona notizia perché il calcio italiano non ha alcun merito nell’averlo creato, Retegui ha fatto tornare il sorriso a un Gasperini che prima della cessione di Koopmeiners era convinto di essere a due giocatori dallo scudetto. Adesso solo a uno… Magari questo uno è Zaniolo, se manterrà metà delle promesse, ricordando che ha 25 anni e non 15. Comunque per LeoVegas Atalanta quinta favorita per lo scudetto, a 34.00: notevole la distanza dal Milan quarto ma anche dalla Roma sesta, a 51.00.
L’1-0 sull’Udinese non entrerà nella storia del Milan ma in quella personale di Paulo Fonseca senz’altro sì, visto che l’allenatore portoghese ha per la prima volta nella sua esperienza rossonera, e forse in carriera, mostrato la faccia cattiva escludendo lo svagato Rafael Leão dai titolari e non dandogli nemmeno un minuto a partita in corso. Chiaramente una mossa dimostrativa e un chiaro messaggio al club, Ibrahimovic in testa, visto che nessuno allenatore è così pazzo da giocare senza il suo elemento di maggior talento, almeno sulla carta. Il gioco del Milan non decolla, anche quello in 11 contro 11 (contro l’Udinese un’ora in 10 per l’espulsione di Reijnders), e in ogni caso il fatto che ci si riduca a parlare si storie comportamentali, di rigori rubati ai compagni, eccetera, è già un giudizio su Fonseca. Che però contro il Bruges darà un’altra chance a Leão: bastone e carota, come si diceva una volta.
Ai tanti disoccupati illustri in attesa di una grande panchina, da Allegri a Sarri, ma con un patrimonio personale che gli consente di evitare situazioni disperate, si sta per aggiungere Roberto Mancini che sta trattando con la federcalcio dell’Arabia Saudita il suo addio alla nazionale. Cattivi risultati, in Coppa d’Asia e nelle qualificazioni mondiali, cattivo atteggiamento dei giocatori e anche dell’allenatore nei loro confronti. Da parte di Mancini anche il pentimento per avere lasciato la Nazionale italiana nell’estate 2023, dopo il trionfo europeo e la delusione per la mancata partecipazione al Mondiale 2022. Chi lo conosce bene assicura che a 60 anni non sia alla ricerca di una nuova avventura all’estero, ma di una panchina italiana di primo piano, per un quinto dei 25 milioni netti a stagione arabi. Ha il phisique du rôle per piacere a proprietari non italiani, quindi ormai a mezza Serie A.
Chi andrà in Serie B? Le due candidate più autorevoli, in attesa di capire la terza, sembrano finora Lecce e Venezia, anche se l’ultima impressione è stata davvero negativa soltanto per la squadra di Gotti. Difficile considerare le loro rose inferiori a quelle di Empoli, Verona, Genoa e Monza, quindi è probabile che un peso lo abbiano alla fine anche le vicende societarie: in questo senso il Genoa potrebbe entrare in una spirale negativa, con o senza Balotelli, con punto interrogativo sul Monza che sembra alla fine dell’era Berlusconi. Gilardino comunque ha messo la squadra in modalità lotta, diversamente non sarebbe riuscito a raddrizzare una partita come quella con il Bologna.
Il flop della stagione in Serie A, in proporzione ai soldi spesi, è senza dubbio Douglas Luiz: con il senno di poi la Juventus non avrebbe dato 50 milioni all’Aston Villa per il brasiliano, soldi che sembravano comunque tanti anche con il senno di prima. Il flop della stagione in Premier League è invece Joshua Zirkzee, anche se negli ultimi anni al Manchester United hanno fallito praticamente tutti. L’olandese è sempre nella testa di Giuntoli e a gennaio potrebbe arrivare con la formula del prestito, se lo scudetto dovesse sembrare uno scenario realistico. Dopo tre mesi da dio del calcio, misto dei più grandi campioni del passato (siccome lo volevano tutti bisognava parlarne bene), in poche partite è diventato un pacco da rilanciare.
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Articolo Pubblicato il: 20 Agosto 2024 |
Scritto da: Stefano Olivari |
Laureato in Economia e Commercio all'Università Bocconi, ha iniziato a scrivere nel 1994 per La Voce di Indro Montanelli, proseguendo con testate come La Repubblica, Mediaset, Radio RAI e Guerin Sportivo. Nel 2000 ha fondato il sito Indiscreto, punto di riferimento per lo sport e i media. Autore di dodici libri su sport e cultura pop. |
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