Vincendo il derby con grande merito Paulo Fonseca si è guadagnato una vita supplementare, come nei videogiochi di una volta.
Certo scommettere che finisca la stagione da allenatore del Milan è rischioso, ma l’azzardo del 4-2-4, unica strada per sorprendere un’Inter sempre uguale a sé stessa, ha pagato e potrebbe farlo in futuro in altre partite ad alta intensità.
Soprattutto con Morata e Abraham così disposti al sacrificio, oltretutto per un allenatore da tutti percepito come di passaggio e sulla cui chiamata nessuno oggi mette la faccia.
Al di là del 2-1 sull’Inter per la prima volta il Milan di Fonseca è sembrato culturalmente diverso da quello di Pioli, quindi la situazione è da seguire con interesse ma senza gridare al miracolo perché l’odierno allenatore dell’Al-Nassr ha lasciato una squadra da secondo posto e non da ventesimo.
LeoVegas comunque vede lo scudetto del Milan più vicino rispetto alla settimana scorsa, quotandolo a 7.50
È alla quarta stagione all’Inter, Simone Inzaghi, e mai aveva fallito una partita importante a livello di atteggiamento.
Alcune, poche, le aveva perse ma sempre c’era stata la migliore Inter possibile. Ecco, la sconfitta con il Milan è per lui un segnale preoccupante non per la classifica, ancora cortissima, ma perché l’undici titolare che lui deve sforzarsi per far riposare è apparso scarico, soprattutto di testa.
Male Calhanoglu, malissimo Mkhtaryan, Lautaro Martinez continua a non segnare ma è stato meno peggio di Thuram.
Mezza Premier League andata al risparmio e gli arabi un po’ fermi hanno fatto saltare qualcuno dei piani di Marotta, anche di quelli meno costosi (Gudmundsson).
Inzaghi nel dopopartita ha parlato di squadra svuotata, senza la testa giusta, ma sono quelle frasi fatte per non andare nel dettaglio delle proprie scelte: un impiego serio di Frattesi e Zielinski non è più rimandabile ed è evidente che Marotta si aspetti proprio questo, in una stagione che già a fine settembre sembra interminabile, fra la Champions bulimica e il Mondiale per Club ancora in cerca di televisioni.
Quota scudetto salita di poco, adesso è a 2.00.
Il caos societario della Roma, dopo l’esonero di De Rossi e le dimissioni della CEO Souloukou, si può spiegare soltanto con un disimpegno futuro dei Friedkin, ormai con la testa all’Everton.
Come fu per Mourinho, all’esonero dell’allenatore è seguita la partenza di un dirigente importante (allora fu Tiago Pinto) e nemmeno in sintonia con l’allenatore esonerato, anzi.
Il brutto clima dell’Olimpico ha però spinto i giocatori a dare il massimo, per salvare la faccia e la pelle, così i 3 punti possono essere archiviati nel file ‘mano di Juric’ in attesa di inaugurare quello ‘colpa di Juric’.
Il fatto che l’allenatore abbia un contratto fino a giugno fa comunque capire quale sia l’orizzonte di questa scelta e soprattutto quale sia l’orizzonte dei Friedkin.
Per la Roma un peccato, perché da un mercato caotico e definito in extremis è nata una buona squadra, perché Dovbyk si è sbloccato, perché tanti giocano per il loro futuro e non sbracheranno.
Quella contro la squadra di Runjaic era una partita da Dybala, sempre con quei due secondi in più per prendere palla e girarsi, e lui l’ha giocata da Dybala: viste le note vicende, con il gran rifiuto nei confronti del trasferimento arabo, la Roma di Juric andrà dove la porterà lui. E magari gli arabi andranno da Dybala, invece del contrario.
LeoVegas quota lo scudetto della Roma a 41.00.
Il Torino ha una rosa da decimo posto, in linea con le abitudini del quasi ventennio di Urbano Cairo al comando, ma questo non toglie che il suo primato solitario in classifica dopo 5 giornate sia clamoroso.
Per trovare una situazione simile dopo le primissime giornate bisogna tornare indietro di 47 anni, quindi al Torino di Gigi Radice, Claudio Sala, Pulici, Graziani, Castellini, eccetera.
Ma questo è il passato, di un club che nel passato si è crogiolato anche troppo.
Il presente dice che la somma pagata al Venezia per Vanoli, circa un milione, potrebbe essere quella meglio spesa della storia recente visto che il nucleo di base della squadra (Milinkovic-Savic, Ricci, Ilic, Zapata, Sanabria) è rimasto quello dei tempi di Juric, che di fatto gli investimenti sono stati fatti soprattutto per la difesa che ha visto partire Buongiorno, e che quindi occorrevano idee nuove per uscire da una situazione che nel medio periodo potrebbe diventare pericolosa, viste le tante nuove proprietà ambiziose che ci sono in giro.
La quota scudetto della capolista, 101.00, dice comunque tutto di quanto il mercato creda al Torino.
Dopo settimane di esaltazione mistica per Thiago Motta, dimenticando come giocava il suo Bologna, adesso siamo passati a Thiago Motta uguale ad Allegri.
E l’unico tiro in porta fatto contro il Napoli darebbe un supporto statistico a questa provocazione, che però va anche accompagnata da una chiara differenza di approccio.
L’attenzione alla fase difensiva di Thiago Motta si concretizza in un possesso palla percentualmente enorme (contro Conte si è andati vicini al 70%), più che in una squadra schiacciata e pronta lanciare i contropiede.
Ovviamente non c’è un modo migliore per giocare a calcio, se no tutti giocherebbero in quel modo, quindi alla fine è sempre una questione di scelte: quelle di Allegri sono spesso state vincenti, quelle di Motta vanno verificate con la pressione di allenare la Juventus e aspettative esagerate.
Si parla tanto della crisi di Vlahovic, sostituito all’intervallo e quindi quasi additato come colpevole, non una grande mossa, ma fra le scelte di Thiago Motta lascia perplessa soprattutto la gestione di Douglas Luiz, cioè nella sostanza il colpo dell’estate pur con l’asterisco dei bilanci da aggiustare con l’amico Aston Villa.
Eppure sarebbe proprio il brasiliano, più ancora di Koopmeiners, l’uomo che dovrebbe accendere la scintilla e mettere Vlahovic nelle condizioni di segnare più che di sbagliare stop a metà campo senza far salire la squadra.
Per LeoVegas comunque Juventus sempre seconda favorita per lo scudetto, adesso è a 4.50.
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