16 Aprile 2025 - di Stefano Olivari
A 6 giornate dalla fine della Serie A 2024/25 pochi cambiamenti in testa, in coda e per l’Europa meno nobile.
L’Inter (3-1 al Cagliari) è sempre in testa alla classifica a 71 punti, con 3 di vantaggio sul Napoli (3-0 all’Empoli), 10 sulla rinata Atalanta (2-0 al Bologna) e 12 sulla Juventus (2-1 al Lecce).
Queste le quattro posizioni da Champions, in attesa magari della quinta, con il Bologna appunto quinto a 2 punti dalla Juventus, Lazio e Roma che pareggiando il derby (1-1) vanno rispettivamente a 56 e 54, la Fiorentina bloccata dal Parma (0-0) che sale a 53 e il Milan (0-4 in casa dell’Udinese) nono a 51 punti, con tanti rimpianti.
In fondo alla classifica i 3 punti li ha fatti soltanto il Venezia, che battendo 1-0 il Monza ha raggiunto l’Empoli al terzultimo posto, 2 soli punti sotto i 26 del Lecce in questo momento salvo. Per quanto riguarda le quote scudetto, secondo LeoVegas l’Inter è a 1.30 mentre il Napoli è a 3.40.
La squadra di Inzaghi ha regolato il Cagliari senza correre troppi rischi, prima della settimana più importante della stagione: ritorno dei quarti di finale di Champions con il Bayern a San Siro, trasferta di campionato a Bologna, ritorno del derby-semifinale di Coppa Italia.
Una settimana a cui l’Inter arriva avendo tirato fuori il possibile da quei 14-15 giocatori reali da cui è composta una rosa sopravvalutata, poco rinforzata in estate e per niente in gennaio.
Dal file ‘errori di Marotta e Ausilio’ sembra essere uscito Marko Arnautovic, arrivato al suo settimo gol in stagione e finora più importante come uomo-spogliatoio, fra l’altro memoria storica della stagione del Triplete, che come attaccante di riserva per Lautaro Martinez e Thuram.
Di certo la Champions definirà tutto, per una squadra arrivata alla partita ufficiale numero 48 in stagione e che ha anche la prospettiva del Mondiale per club a giugno.
In tutto questo continua ad apparire incredibile la modesta considerazione di cui gode Inzaghi presso i suoi dirigenti: il contratto con scadenza 2026 ha un prolungamento legato all’alzare o meno un trofeo quest’anno, come se con Inzaghi l’Inter non avesse giocato il suo miglior calcio della sua storia moderna.
Da esubero del Manchester United a stella del Napoli, la parabola di Scott McTominay è quasi incredibile.
Protagonista in partite scontate come questa con l’Empoli, ma anche nel resto del campionato, lo scozzese per taglia fisica e capacità di inserirsi in zona gol è il giocatore chiave della squadra di Conte, che a questo punto pur essendo 3 punti dietro rispetto all’Inter ha un calendario nettamente più facile e la possibilità di preparare una partita sola alla settimana.
L’Atalanta aveva perso le ultime tre partite, in casa con l’Inter, a Firenze e poi in casa con la Lazio, uscendo dalla lotta per lo scudetto ed entrando in un vortice di negatività, aggravato da un clima da fine ciclo in seguito all’addio annunciato da Gasperini.
Per questo la vittoria contro un Bologna ormai diventato concorrente diretto per la Champions è importantissima, con il risveglio di Retegui sempre più capocannoniere della Serie A.
Il calendario è abbastanza favorevole, a parte le sfide con Milan e Roma, un’altra qualificazione all’Europa che conta è a portata di mano: incredibile la sottovalutazione di un risultato fallito da diverse grandi tradizionali, quelle in cui Gasperini a 67 anni aspira ad andare.
La vittoria sul Lecce porta il bilancio di Tudor a 7 punti in 3 gare, ma al di là dei numeri la svolta è soprattutto a livello di chiarezza, con i giocatori riportati nei loro ruoli naturali, da Yildiz a Nico Gonzalez, e la cloroformizzazione di alcuni casi, tipo Vlahovic.
Un po’ di fiducia, senza grandi invenzioni tattiche, è stata poi sufficiente per Koopmeiners. Niente di geniale, ma Thiago Motta si era così incartato che anche un allenatore normale come il croato è sembrato una ventata di aria fresca, anche nel rapporto personale con i giocatori.
A questo punto è molto difficile che la Juventus si faccia sfuggire il quarto posto, ma a prescindere dal piazzamento Elkann sta valutando la posizione di Giuntoli, che in due anni è riuscito a sbagliare quasi tutto.
Quanto a Tudor, la sua ipotetica riconferma passa anche dal Mondiale per club: una Juventus rilanciata anche sul piano internazionale potrebbe premiarlo, anche se in questo momento per la panchina ci sono altri piani.
Tutti scontenti dopo un derby che la Lazio ha giocato meglio, andando anche in vantaggio con Romagnoli e venendo ripresa a 20 minuti dalla fine da una prodezza alla Dybala di Soulé, cioè del giocatore che la scorsa estate era stata presa proprio nell’ipotesi della partenza di Dybala.
In un certo senso può festeggiare Ranieri, che chiude la sua carriera da allenatore (ma in quanti davvero ci credono?) da imbattuto nel derby anche se per questo record deve ringraziare soprattutto Svilar che più volte ha negato il secondo gol alla squadra di Baroni, apparsa molto più in palla rispatto a quanto visto tre giorni prima in Europa League.
Partita come al solito ad alta tensione, anticipata dalla guerriglia in zona Pone Milvio, con il bilancio di 13 poliziotti feriti e di qualche ultras arrestato, a cui purtroppo non accadrà niente: al massimo un Daspo. In campo tanto gioco sporco e proteste infinite, con Sozza bravo a tenere in pugno la situazione anche se forse manca un cartellino rosso a Paredes.
La Lazio ha però provato a giocare a calcio, passando in corsa dal 4-2-3-1 al 4-3-3, la Roma decisamente no e forse aveva già in testa il classico pareggiotto da derby.
Per i giallorossi sedicesimo risultato utile consecutivo e per entrambe Champions che si allontana, con l’Atalanta che ha interrotto la sua caduta libera e la Juventus di Tudor che non fa prigionieri.
Lo 0-4 inflitto a domicilio a un’Udinese già in vacanza non schioda il Milan dal nono posto, posizione che non darebbe accesso nemmeno alla Conference League e comunque con davanti squadre relativamente in salute.
Va detto che a 6 giornate dalla fine i punti di distacco dal quarto posto da Champions, occupato dalla Juventus, sono 8 e quindi non c’è grande spazio per sognare, ma in questa zona la classifica è relativamente corta e un paio di crolli potrebbero riportare la squadra di Sergio Conceiçao, fra un cambio di modulo e l’altro (con la difesa a tre sembra si sia vista la luce) a puntare l’Europa League.
Congetture da bar, mentre ai più alti livelli si fanno considerazioni incomprensibili riguardanti la scelta del nuovo direttore sportivo.
Anzi, del direttore sportivo e basta visto che in questa stagione il Milan non ne ha avuto uno, fidandosi (e facendo male) di Ibrahimovic senior advisor.
Tramontata la candidatura Paratici, Furlani sta portando avanti le trattative con Tare, caldeggiato da Ibrahimovic, ma Cardinale vorrebbe un personaggio meno legato al calcio italiano.
Anche per questo è difficile che con Sartori del Bologna si vada oltre un colloquio conoscitivo: una proprietà decisa a rimanere potrebbe anche trovare interessante il player trading alla bolognese, ma quella attuale sembra decisa soltanto a massimizzare l’hype del Milan, fra stadio (incredibilmente è tornata fuori l’ipotesi San Donato) e squadra, per poi venderla meglio.
Anche per questo rimanere fuori dall’Europa, anche un’Europa minore, sarebbe un danno gravissimo.
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Articolo Pubblicato il: 16 Aprile 2025 |
Scritto da: Stefano Olivari |
Laureato in Economia e Commercio all'Università Bocconi, ha iniziato a scrivere nel 1994 per La Voce di Indro Montanelli, proseguendo con testate come La Repubblica, Mediaset, Radio RAI e Guerin Sportivo. Nel 2000 ha fondato il sito Indiscreto, punto di riferimento per lo sport e i media. Autore di dodici libri su sport e cultura pop. |
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