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Commento della 30° Giornata di Serie A 2024-25 | A cura di Stefano Olivari

La Serie A dopo la trentesima giornata

1 Aprile 2025 - di Stefano Olivari

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La lotta per lo scudetto è ormai riservata a due squadre, l’Inter a 67 punti e il Napoli a 64. L’Atalanta si è ormai staccata ed è a quota 58, con il piazzamento Champions in pericolo visto cge il Bologna quarto è 2 punti sotto e la Juventus quinta a 3, con la Roma ormai pericolosissima sesta a 4 punti dalla squadra di Italiano. Tanti comunque i temi proposti dalla Serie A, anche questa settimana.

Inzaghi in campo

L’Inter ha rischiato grosso, anzi grossissimo, contro un’Udinese tranquilla e sulla carta demotivata, che ha reagito al 2-0 (che sarebbe potuto essere un 4-0) nerazzurro nel primo tempo sfruttando il caldo di tensione e di qualità della squadra di Simone Inzaghi dopo l’entrata di Correa per Arnautovic, di Bisseck per un Dimarco fino a quel momento super e soprattutto di Asllani per Calhanoglu, con la presenza del turco (o anche di Asllani, vedendola da un’altra pèrospettiva) che come al solito fa la differenza fra il bene e il male.

Due mezzi miracoli di Sommer hanno dato 2 punti all’Inter, nel finale letteralmente terrorizzata ogni volta in cui il pallone partiva dal sinistro di Pafundi, uno che forse si sta ritrovando dopo essere stato in parte bruciato dalla prematura convocazione in Nazionale da parte di Mancini.

Un Inzaghi nervosissimo ha pagato in un colpo solo tutte le sue passeggiate fuori dalla panchina, con una espulsione in pieno recupero, ma alla fine è riuscito ad avvicinarsi al derby di Coppa Italia senza perdere ulteriori giocatori oltre a un Lautaro Martinez il cui rientro è incerto e a un Taremi che si era fatto male nel prepartita.

Il regalo di João Felix

Il Napoli di Conte tiene il passo dell’Inter con una partita quasi in fotocopia rispetto a quella della rivale: 2-0 in grande scioltezza, dominio, poi calo di tensione e terrore quando gli avversari hanno accorciato le distanze. Va detto che il Milan di Conceiçao va quasi sempre sotto, al di là del fatto che la rimonta a volte riesca ma spesso no.

Bravo comunque il Napoli a reagire all’inaspettata assenza di McTominay per influenza, assenza dal peso specifico superiore, con tutto il rispetto a quella di Loftus-Cheek nel Milan, a causa di un’appendicite acuta.

La squadra di Conte ha riproposto il 4-3-3 di inizio stagione, trovando ispirati Neres e soprattutto Politano ma soprattutto mantenendo la mentalità giusta: il calendario del Napoli è, valutando tutte le 8 partite rimanenti, un po’ meglio di quello dell’Inter ma i punti di distacco sono comunque 3.

Quanto al Milan, se Sergio Conceiçao ha schierato João Felix titolare, regalando un tempo al Napoli, è evidente che ci devono essere motivazioni aziendali. La differenza di passo con Rafael Leão è stata imbarazzante, nemmeno commentabile.

Adesso ai rossoneri come obbiettivo rimane la Coppa Italia, da vincere per i tifosi che gradirebbero superare l’Inter nel derby di semifinale anche se i dirigenti avrebbero preferito il quarto posto e proprio per questo in gennaio avevano cercato di accontentare il tecnico.

Il Milan rimane una squadra che si accende quando Reijnders e Pulisic, più Leão e Theo Hernandez quando hanno voglia, si accendono, ma la sua qualità media è senz’altro da primi quattro posti e quindi siamo di fronte a un caso un in cui gli allenatori, comprendendo anche Fonseca, hanno fatto molto meno del loro.

Addio di Gasperini

Dopo avere portato l’Atalanta in cima all’Europa, o quasi, Gasperini la sta lasciando nel modo peggiore e non certo per i risultati anche se dopo la sconfitta con la Fiorentina il piazzamento da Champions non sembra più così blindato.

L’annuncio di volersene andare a fine stagione, nonostante il contratto fino al 2026, è stato accolto bene da una proprietà ormai stanca di un allenatore bravissimo, che gli ha fatto fare decine di milioni di plusvalenze, ma che era sempre più insofferente della dimensione anche mediatica dell’Atalanta.

Da qui la goffa disponibilità data alla Roma, subito rimbalzato da Ranieri, il sogno impossibile della Juventus che mai aprirà un ciclo con un allenatore di 67 anni, e i tanti piccoli casi che hanno zavorrato un’Atalanta la cui rosa è profonda forse più di quelle di Inter e Napoli.

Dopo 99 articoli in cui si è elogiato Gasperini se ne può scrivere anche uno che sottolinei la sua insofferenza forse giustificata ma comunque senza soluzioni. Poi è chiaro che un pasticcio come quello di Hien, sfruttato alla grande da Kean, non è colpa dell’allenatore. Terzo posto da salvare, per un addio degno di una grande storia.

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Un nuovo miracolo Italiano

Il Bologna rimasto quarto battendo in trasferta un buonissimo Venezia non ci sta ad essere la vittima designata, politicamente il vaso di coccio tra i vasi di ferro, in una corsa Champions che vede in lizza fra le altre anche Juventus, Roma, Lazio e forse ancora Milan.

Certo è che l’impresa di Italiano sarebbe ancora più clamorosa di quella compiuta lo scorso anno da Thiago Motta, perché sarebbe compiuta senza sfruttare l’effetto sorpresa, senza Zirkzee e Calafiori, senza grandi rinforzi visto il rendimento di Dallinga e altri.

Il mito di Tudor

L’esordio di Igor Tudor sulla panchina della Juventus è stato accompagnato da un cambio di modulo, con il passaggio al 3-4-2-1, e una vittoria per 1-0 su un Genoa che ha avuto più di un’occasione per pareggiare. Tre punti frutto della prodezza di Yildiz e di quella che la narrazione a reti unificate dei media italiani definisce ‘chiarezza’.

Insomma, l’ordine di scuderia è quello di dimenticare Thiago Motta e soprattutto il nome di chi lo ha scelto, visto che non è che l’italo-brasiliano la scorsa estate si sia presentato forzando i cancelli della Continassa.

In ogni caso appare pericolante la posizione di Giuntoli, non per avere scelto Motta ma per il disastroso e costosissimo mercato in cui ha fallito tutti i colpi estivi costati soldi veri, Koopmeiners, Douglas Luis e Nico Gonzalez in testa, senza contare quelli del mercato di riparazione e in attesa di giudizio: anche il prestito Kolo Muani, costato fra annessi e connessi 11 milioni, si è rivelato un disastro visto che il francese è subito stato messo in panchina da Tudor.

A proposito dell’allenatore croato, anche con il quarto posto è difficile che la sua terza incarnazione juventina dopo quelle da giocatore e da vice-Pirlo, vada oltre il Mondiale per club, anche con un piazzamento da Champions. Ma indubbiamente era il meno peggio fra quelli che avrebbero accettato di fare i traghettatori.

Grazie Dovbyk

Per la sua settima vittoria consecutiva, la quinta per 1-0 o 0-1 in questa serie, la Roma deve ringraziare soprattutto Artem Dovbyk e la sua voglia di dimostrare tanto.

A Lecce partita modesta, ma il bilancio dice che una squadra presa quasi in zona retrocessione adesso a 8 giornate dalla fine è a 4 punti dalla zona Champions, dando l’impressione di essere molto più in salute di chi la precede.

Comunque vada a finire la stagione, raccogliere l’eredità di Ranieri sarà difficilissimo anche perché non ci sarà alcuna eredità di Ranieri: mezza squadra sarà cambiata e la stessa rimonta di quest’anno è figlia più del buonsenso dell’allenatore che di una squadra ben costruita. Certo in questo contesto l’unico che come concretezza potrebbe funzionare, a parte Ranieri, è Allegri.

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Articolo Pubblicato il: 1 Aprile 2025
Scritto da: Stefano Olivari
Laureato in Economia e Commercio all'Università Bocconi, ha iniziato a scrivere nel 1994 per La Voce di Indro Montanelli, proseguendo con testate come La Repubblica, Mediaset, Radio RAI e Guerin Sportivo. Nel 2000 ha fondato il sito Indiscreto, punto di riferimento per lo sport e i media. Autore di dodici libri su sport e cultura pop.

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