17 Marzo 2025 - di Stefano Olivari
Una giornata importantissima, che permette all’Inter di andare in fuga scudetto a 64 punti, con il Napoli che scivola 3 punti dietro e l’Atalanta, battuta, nello scontro diretto, addirittura a 6. La lotta per il quarto posto da Champions è quasi un campionato a parte e ha segnato il sorpasso del Bologna sulla Juventus e sulla Lazio, rispettivamente 53, 52 e 51 punti, con la Roma a quota 49 che sta risalendo di prepotenza, con i suoi 13 risultati utili consecutivi, senza dimenticare la Fiorentina a 48 punti e il Milan a 47: sono quindi ben 6 le squadre che aspirano a questo piazzamento che secondo molti, un po’ ossessionati, rappresenta la differenza fra il bene e il male. Poi quei 60 milioni in più magari li spendono in due bidoni sopravvalutati… In coda Venezia e Monza stanno dando segnali di vita, ma per la squadra di Nesta è troppo tardi, mentre l’Empoli in caduta libera è la sempre più probabile terza retrocessa, anche se la salvezza è a 3 punti di distanza. Adesso la sosta per le nazionali, che può rimescolare le carte in alto ma difficilmente lo farà in basso.
La partita scudetto di questo turno ha detto che l’Inter allo scudetto si è avvicinata molto, visto che lo 0-2 sul campo dell’Atalanta è stato figlio di una prestazione solidissima, contro una buona Atalanta che si è giocata il tutto per tutto con la formula iperoffensiva prima dell’espulsione di Ederson ma che ancora una volta ha soltanto sfiorato la gloria. Tanti indizi fanno una prova: Inzaghi ha sempre preso facilmente le misure a Gasperini, già ai tempi della Lazio, e a maggior ragione lo fa avendo a disposizione giocatori più forti, che sembrano anche stare meglio rispetto al recente passato. La chiave della partita è stata la solita delle sfide fra Inzaghi e Gasperini: il palleggio per disinnescare le ripartenze dell’Atalanta, o comunque fargliele fare partendo da più lontano. Una tattica indigesta all’Atalanta, che infatti al Gewiss Stadium va male: nelle ultime 6 partite casalinghe 4 pareggi e 2 sconfitte, il suo scudetto lo ha perso in casa. Tornando alla partita, bisogna dire che Sommer ha di fatto effettuato una sola vera parata e che alla fine il discorso è tutto qui. Certo la corsa scudetto non è finita, con 27 punti ancora da assegnare, visto che l’Inter non potrà mollare la Coppa Italia visto che in semifinale avrà il Milan e che è ancora pienamente dentro la Champions.
Il Napoli ha perso 2 punti pesantissimi nella scorsa scudetto pareggiando 0-0 contro un Venezia che probabilmente finirà in B ma che nell’occasione è sembrato una squadra almeno da metà classifica. Dominio della squadra di Conte nel primo tempo, con occasioni e parate di Radu, mentre nel secondo tempo il calo fisico ha permesso al Venezia di venire fuori e di sfiorare la vittoria con Nicolussi Caviglia, dopo avere avuto una prima grande occasione quasi all’intervallo. Onore alla squadra di Di Francesco, costante nel pressing anche se ovviamente sovrastata negli uno contro uno da gente di maggiore qualità, probabile che partano i processi a Lukaku che comunque ha fatto bene, anche se l’attacco rimane un problema, soprattutto se paragonato a quelli di Inter e Atalanta. L’unico esentato dalle critiche sembra Conte, ma qualche risposta sul perché una squadra senza coppe sia calata così tanto (8 punti su 21 disponibili nelle ultime 7 parite) dovrebbe darla. Certo le voci che vogliono Conte via da Napoli già il prossimo giugno non aiutano, anche se lo scenario Juventus sembra gradito soltanto ai tifosi bianconeri e non a John Elkann, che in Conte vede la Juventus di Andrea Agnelli.
Un Bologna ancora da Champions a questo punto del campionato non se lo aspettava nessuno, nemmeno i professionisti del senno di poi. Ma la squadra di Italiano ha strappato il quarto posto a una Lazio stanca per l’Europa League, con un 5-0 che rispecchia esattamente quanto si è visto in campo: Odgaard, Orsolini, Ndoye, Castro e Fabbian nel tabellino, ma nella testa di tutti gli spettatori del Dall’Ara una squadra in grande salute, più aggressiva di quanto fosse il Bologna di Thiago Motta, per fare lo scontato paragone con un’altra stagione miracolosa. A questo punto, visto che quasi certamente l’Italia non avrà la quinta squadra in Champions, bisogna essere realisti: con tanti grandi club in lotta per la Champions il Bologna è politicamente un vaso di coccio fra i vasi di ferro. Non si faranno prigionieri, insomma, se i valori saranno abbastanza vicini. Un peccato che il Bologna non riesca, e forse nemmeno voglia, fare quel salto di status che è riuscito all’Atalanta.
La disfatta di Firenze è il capolinea di Thiago Motta come allenatore della Juventus? Probabilmente no, visto che l’allenatore italo-brasiliano è il frontman di un progetto do Giuntoli e per estensione anche di John Elkann: il suo fallimento, che un esonero ufficializzerebbe, sarebbe il fallimento di Giuntoli e Elkann, mentre a fine stagione un quarto posto consentirebbe a tutti una via di uscita onorevole. Certo è che il presente è pessimo, con una squadra che pensa soltanto a eseguire il compitino e senza certezze: anche Kolo Muani, sanguinoso prestito semestrale costato quasi quando la cifra che la Fiorentina ha dato alla Juventus per Kean, dopo un mese da quasi-fenomeno è scomparso, inghiottito dalla mediocrità e dalla piattezza emotiva di una squadra che ha risultati nettamente migliori di ciò che esprime. Dirlo dopo una sconfitta 3-0 può sembrare assurdo, ma per quanto visto finora la Juventus può festeggiare il fatto di avere ancora nel mirino la Champions a 9 giornate dalla fine.
Non sarà ricordato fra i migliori allenatori nella storia del Milan, Sergio Conceiçao, ma anche quando giocano male i rossoneri con lui hanno quella capacità di reazione che a volte permette di rimediare agli errori tattici iniziali. Contro il Como è avvenuto di nuovo questo, nonostante la squadra di Fabregas (pompatissimo pretendente alla panchina del Milan) abbia per gran parte del tempo avuto in mano gioco e risultato, sfiorando lo 0-2 con annullamento per un millimetro di fuorigioco. Da quando Conceiçao è arrivato, due mesi e mezzo fa, il Milan per ben 11 volte è andato in svantaggio, come se le scelte dell’allenatore fossero regolarmente sbagliate, e quando riesce a raddrizzare la situazione lo fa di solito grazie a Reijnders e Pulisic, come avvenuto anche in questa occasione. I giocatori di classe al Milan non mancano, ma al di là delle colpe degli allenatori la zavorra è quella di un ambiente dirigenziale pessimo, dove le due anime della società (per sintetizzare: quella di Cardinale e quella di Elliott, suo principale creditore) che si delegittimano a vicenda: incredibile come non si riesca a scegliere un direttore sportivo, ma forse dopo l’ultimo incontro tra Furlani (uomo di Elliott) e Cardinale, con il depotenziamento di Ibrahimovic, la situazione dovrebbe migliorare. Certo il presente è da Conference League, anche se un Milan centrato non sarebbe ancora tagliato fuori dal mitologico quarto posto da Champions che è l’obbiettivo di tutte le proprietà straniere e dei tanti commercialisti frustrati che infestano le redazioni.
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Articolo Pubblicato il: 17 Marzo 2025 |
Scritto da: Stefano Olivari |
Laureato in Economia e Commercio all'Università Bocconi, ha iniziato a scrivere nel 1994 per La Voce di Indro Montanelli, proseguendo con testate come La Repubblica, Mediaset, Radio RAI e Guerin Sportivo. Nel 2000 ha fondato il sito Indiscreto, punto di riferimento per lo sport e i media. Autore di dodici libri su sport e cultura pop. |
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