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Commento della 28° Giornata di Serie A 2024-25 | A cura di Stefano Olivari

La Serie A dopo la ventottesima giornata

3 Marzo 2025 - di Stefano Olivari

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Vincendo in modi molto diversi le proprie partite l’Inter a 61 punti, il Napoli a 60 e l’Atalanta a 58 proseguono la corsa scudetto, a una settimana da Atalanta-Inter e Venezia-Napoli.

Con la lotta per il quarto posto da Champions che è un campionato a parte fra Juventus, Lazio e Bologna, più Roma, Fiorentina e Milan staccate. Dieci giornate alla fine e ancora niente di davvero definito tranne la retrocessione, non aritmetica ma già psicologica, del Monza.

Un millimetro di Lautaro

L’Inter ha rischiato il suicidio casalingo contro un Monza già retrocesso, anche se il Nesta Due sembra aver dato un po’ di motivazioni al gruppo, almeno per chiudere con dignità la stagione in vista di una possibile cessione del club.

Di sicuro lo 0-2 ribaltato dalla squadra di Simone Inzaghi è la prima partita che l’Inter vince in rimonta in tutto il campionato: ci è riuscita mettendo in campo nel secondo tempo anche l’anima, a tre giorni dal ritorno degli ottavi di Champions con il Feyenoord e a una settimana dall’ennesima partita scudetto (ma tutte lo sono) contro l’Atalanta.

In copertina va il gol della vittoria di Lautaro Martinez, dentro di un millimetro o giù di lì, ma il più importante è stato quello di Arnautovic nel finale di primo tempo, prima di 45 minuti di grande intensità e con un nuovo infortunio, quello di Zielisnki, che ha costretto l’Inter a chiudere con Correa a centrocampo. Squadra stanca, che perde i pezzi e che forse ha sbagliato a non uscire dalla Coppa Italia.

Il peso di Lukaku

La squadra di Conte giocando sull’entusiasmo del pareggio di Billng nella partita con l’Inter ha letteralmente dominato la Fiorentina, con il 2-1 che racconta poco di una partita che il Napoli non ha chiuso soltanto perché il calcio è così.

Il gol di Gudmundsson, dopo quelli di Lukaku e Raspadori, non ha riacceso la partita: nessun pressing della squadra di Palladino con ancora nelle gambe la brutta prova in Conference League contro il Panathinaikos, ma anche ormai con un monoschema come il lancio a cercare Kean, nessuna occasione da gol contro un Napoli bravo anche a cambiare pelle nel corso della partita, passando dal 3-5-2 contiano a un 4-2-4 flessibile, e ad essere sempre aggressivo, senza aspettare le iniziative degli avversari.

Al di là del gol forse la miglior prova di Lukaku con la maglia del Napoli, bravo ad aprire spazi per tutti ma con intelligenza, senza frenesia, e fisicamente tirato a lucido: qualcuno si offende quando gli allenatori guardano la bilancia, ma chi vuole giocare con Conte sa che non deve farlo.

Il tifoso Gasperini

Il modo in cui l’Atalanta ha distrutto la Juventus nel suo stadio è stato impressionante, anche perché a Bergamo c’è un clima da ultimo urrah, intorno a Gasperini, che di solito non favorisce grandi prestazioni.

Invece l’obbiettivo comune dello scudetto, mai come quest’anno possibile, sta tenendo tutti sul pezzo prima dei saluti. Il periodo di alti e bassi iniziato con la Supercoppa e proseguito con le uscite di scena in Coppa Italia con il Bologna e in Champions League con il Bruges, ma soprattutto con i tristi pareggi casalinghi con Torino, Cagliari e Venezia, potrebbe essere finito con una vittoria come quella ottenuta allo Stadium, favorita da un rigorino che ha sbloccato il risultato ma frutto anche di una superiorità a tratti imbarazzante.

Una vittoria contro la squadra in cui il torinese e juventino Gasperini è cresciuto sia come giocatore sia come allenatore, e in cui ha sempre aspirato a tornare. E ancora adesso, a 67 anni, probabilmente crede di poter fare meglio di Thiago Motta.

Di sicuro, al di là del contratto che scade nel 2026, a fine stagione la sua strada si separerà da quella dell’Atalanta dopo 9 anni: se un proprietario italiano come Percassi di fronte ai risultati sa come tollerare il malumore dell’allenatore (ma anche Percassi si è ormai stancato di Gasperini), uno americano semplicemente non ritiene questi comportamenti concepibili.

Peccato perché l’Atalanta e Gasperini sono (erano?) perfetti l’una per l’altro.

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Il progetto Giuntoli

Al di là di Gasperini, era impossibile anche soltanto immaginare una disfatta come quella della Juventus. Il buon momento, con tanto di discorsi sulla rincorsa scudetto, si è schiantato contro la realtà di una squadra che magari è un bel progetto (o magari anche no) ma di sicuro ha un presente da onesto quarto posto, ad andare bene.

E se questa è la prima stagione di Thiago Motta, è invece per Giuntoli la seconda, con gli acquisti pesanti (Koopmeiners, Douglas Luiz, Nico Gonzalez) tutti sbagliati e in generale una squadra senza leader, che dopo l’infortunio di Bremer ha perso quella solidità difensiva che è sempre stato il marchio di fabbrica di Motta.

La Juventus non perdeva in casa con quattro gol di scarto dal 1967, dal derby vinto dal Torino dopo la morte di Meroni, ma in concreto questa sconfitta vale 0 punti come una per un gol: il problema è la fiducia in un percorso che potrebbe non portare da alcuna parte, al netto dei confronti con Allegri.

Bisognerebbe anche confrontare Giuntoli con Paratici o con il Marotta juventino. E, a dirla tutta, anche John Elkann con Andrea Agnelli.

La Roma dopo Ranieri

Ranieri non si ferma più e a Empoli con il gol di Soulé dopo 22 secondi la sua Roma centra la quinta vittoria consecutiva, scavalcando la Fiorentina e arrivando a un settimo posto che al momento dell’esonero di Juric sembrava fantacalcio.

Detto che la squadra di D’Aversa non vince una partita da 3 mesi e che la sua rosa sembra condannarla alla B anche se il Parma quartultimo è solo a 2 punti, senza dubbio la Roma ha giocato una grande partita, colpendo pali, traverse e fallendo tante occasioni.

È la squadra più in forma della Serie A, nessuna nel 2025 ha fatto più punti: non c’è alcun progetto, perché in estate la squadra sarà ribaltata, ma certo è che Ranieri finora è l’allenatore dell’anno e non ha alcuna voglia di scegliere il suo successore anche se i Friedkin lo costringeranno a farlo.

Il portavoce di Conceiçao

Tutta la stagione del Milan nella folle partita di Lecce, con Sergio Conceiçao esonerato e confermato nel giro di pochi minuti, al di là del fatto che non si capisce chi in questo momento al Milan abbia il potere di esonerare e confermare qualcuno.

La vera notizia è che l’allenatore portoghese avesse un portavoce, quello appena da lui licenziato per avere divulgato le opinioni negative di Conceiçao su Milanello, sull’organizzazione del club, sul comportamento di alcuni giocatori, eccetera.

Cose che in forma più soft erano state dette anche pubblicamente, ma che in questo momento di caos societario totale hanno un peso diverso.

La realtà è che questo Milan in classifica, staccatissimo dalla zona Champions, si sta trascinando verso il finale di stagione facendo il cosiddetto casting per il direttore sportivo (favorito Tare) ma con qualcosa di imprevisto che sta accadendo ai livelli più alti, cioè Cardinale (per non dire Elliott, suo principale creditore) entrato nell’ordine di idee di vendere il Milan.

In ogni caso, rimanendo sul presente, Ibrahimovic è stato giustamente depotenziato, con la proprietà o presunta tale che ha rafforzato la posizione di Furlani: l’ultima parola sul nuovo direttore sportivo o sull’esonero di Conceiçao la dirà lui.

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Articolo Pubblicato il: 11 Marzo 2025
Scritto da: Stefano Olivari
Laureato in Economia e Commercio all'Università Bocconi, ha iniziato a scrivere nel 1994 per La Voce di Indro Montanelli, proseguendo con testate come La Repubblica, Mediaset, Radio RAI e Guerin Sportivo. Nel 2000 ha fondato il sito Indiscreto, punto di riferimento per lo sport e i media. Autore di dodici libri su sport e cultura pop.

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