Una partita di calcio dura 90 minuti, divisi in due tempi da 45 minuti ciascuno. Nel calcio non è stato ancora introdotto il tempo effettivo, a differenza di altri sport, e quindi i 90 minuti non sono da intendersi effettivi, ma comprensivi del tempo perso quando la palla esce dal rettangolo di gioco, degli infortuni, delle sostituzioni, delle perdite di tempo legate al gioco ostruzionistico dei giocatori.
Solitamente ci si ritiene soddisfatti quando, per una partita che dura 90 minuti, il pallone rimane in gioco per almeno 60 minuti.
Quando ci sono delle perdite di tempo, spetterà poi ovviamente all’arbitro far recuperare il tempo perso.
Il tempo di recupero durante una partita di calcio non è prestabilito, ma è deciso dall’arbitro in base a quello che è stato lo svolgimento della partita.
Nel calcio professionistico, l’arbitro indicherà al quarto uomo quanto tempo vuole recuperare a fine partita, e sarà poi il quarto uomo stesso attraverso un tabellone elettronico a darne notizia al pubblico allo stadio e a quello a casa che segue la partita in tv.
Solitamente si tende a recuperare 30 secondi per ogni sostituzione effettuata nel corso della partita e ora, dopo l’introduzione del VAR, i tempi di recupero si sono allargati, anche perché quando l’arbitro ricorre alla tecnologia e viene richiamato dagli arbitri in sala VAR alla postazione video a bordocampo, ovviamente c’è una perdita importante di tempo per rivedere le immagini contestate al video.
Durante gli ultimi Mondiali in Qatar nel 2022, abbiamo assistito a recuperi record, con arbitri che hanno portato anche a 15 e più minuti il recupero, in pratica come se si disputasse un tempo supplementare.
In partite dove non ci sono particolari perdite di tempo, infortuni o richiami dell’arbitro a VAR, il tempo di recupero si aggira sui 3-5 minuti, ma spesso vediamo recuperi che superano anche i 6 minuti.
L’arbitro può concedere il recupero sia alla fine del primo che del secondo tempo, e può anche decidere di non concedere nessun recupero qualora lo ritenesse opportuno.
Nelle partite ad eliminazione secca, nelle finali di coppa, oppure in partite di andata e ritorno dove il risultato comunque rimane in parità fra le due squadre, il regolamento prevede che si disputino due tempi supplementari della durata di 15 minuti ciascuno.
Qualora la parità dovesse persistere, si andrebbe ai calci di rigore per decidere la squadra vincente. In passato, l’International Board aveva introdotto il Golden Goal- la rete cioè che segnata nei supplementari da una delle due squadre avrebbe interrotto la partita, e che è costata all’Italia il titolo europeo nel 2000 in finale contro la Francia- e anche il Silver Goal, cioè che se una delle due squadre avesse segnato durante il primo tempo supplementare, l’avversaria avrebbe avuto solo i minuti restanti fino alla fine del primo tempo per recuperare la partita (regola valida anche per un gol nel secondo supplementare ovviamente).
Entrambi gli esperimenti sono stati abbandonati, e ad oggi in caso di parità dopo 120 minuti di gioco vengono tirati rigori.
Il recupero da concedere a fine partita è ad assoluta discrezione dell’arbitro, che può concedere uno o più minuti di recupero in base al numero di sostituzioni, infortuni e perdite di tempo occorse durante la partita.
Perché questa è la regola numero 7 del regolamento del calcio, che prevede che le partite di calcio durino 90 minuti divisi in due tempi da 45 minuti ciascuno.
La prima partita di calcio durata 90 minuti di cui si ha traccia risale addirittura al 1862, quando sul campo dell’Università di Cambridge si affrontarono i college di Eton e Harrow.
La pausa in una partita di calcio avviene fra il primo e il secondo tempo, e ha una durata di 15 minuti. Passato questo tempo, le squadre sono obbligate a tornare in campo.
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