Il Kelly Criterion è uno dei migliori sistemi di gestione delle puntate nel Blackjack, forse addirittura il migliore. Si basa su principi di calcolo delle probabilità applicati anche in altri ambiti, soprattutto quello finanziario, ed è per questo che va valutato sul lungo periodo. Per questo, e anche perché non è semplicissimo, è un sistema adatto al giocatore professionista o al dilettante molto motivato. Ma cos’è, in sintesi, il Kelly Criterion?
Il Kelly Criterion (letteralmente Criterio di Kelly, ma si può tradurre anche con Strategia di Kelly) è una formula, che ha l’obbiettivo di indicare in maniera esatta quale frazione del proprio capitale sia da mettere su un determinato investimento o, nel nostro caso, su una puntata di Blackjack. Prende il nome dallo scienziato John Larry Kelly, che enunciò questa formula nel 1956, ma è solo dagli anni Sessanta, dopo la morte dello stesso Kelly (che nel suo lavoro si occupava di altro, era un fisico), che questa formula ha trovato applicazione nel mondo delle scommesse e quindi anche nel Blackjack. Per scommesse con due soli risultati (esempi oltre allo sballare del Blackjack: le chance semplici della roulette o la vittoria/sconfitta nel tennis), la formula di Kelly dice che la somma da puntare è la seguente: (bp x q)/b = (p(b + 1) – 1)/b. ‘b’ è il vantaggio netto della scommessa, in altri termini la quota netta. ‘p’ la probabilità di vincita (se è il 71%, ad esempio, p è 0,71). ‘q’ è la probabilità di perdita, che nelle scommesse con 2 esiti possibili è evidentemente uguale a (1-p).
La base per l’uso del Kelly Criterion nel Blackjack è la conoscenza della strategia di base di questo gioco, unita al conteggio delle carte. Senza conoscere o aver memorizzato la strategia di base qualsiasi discorso sulle probabilità di vincita da inserire nella formula cade in partenza. Detto questo, il Kelly Criterion si applica soltanto nelle situazioni del Blackjack in cui il giocatore ha un vantaggio statistico sul banco, o comunque una buona posizione in base alla carta scoperta del dealer, alle carte note ed al numero di mazzi usati. Interessante è che la somma da puntare non sia legata ad una progressione, più o meno soft, come per altri metodi, andando ad improbabili ‘recuperi’, ma che riguardi soltanto la partita in corso. E in mancanza di un vantaggio semplicemente non si punta. La pallina della roulette non ha memoria, ma non ne hanno (o dovrebbero avere) nemmeno le carte.
Mettiamo di avere un capitale (o bankroll) di 1.000 euro e di stare giocando una mano, o una scommessa (il discorso vale per tutto) a due esiti in cui abbiamo il 55% di probabilità di vincita e un vantagigio (cioè una quota) netto di 0,8. La corretta somma da puntare 0,8x0,55x0,45/0,8, cioè il 24% del nostro capitale. Va da sé che la probabilità di vincita, che nelle scommesse sportive (ma anche finanziarie) dipende da una nostra valutazione qualitativa e comunque non sempre oggettiva, sia più facilmente determinabile nel Blackjack. Ad esempio se la carta scoperta del banco è un 2 la probabilità del banco di sballare (e quindi del giocatore di vincere) è del 35,3%, se è un asso è dell’11,6%, se è un 6 è del 42,1% e così via. Senza stare a fare tanti calcoli si può meccanizzare anche il Kelly Criterion in base alle situazioni di gioco, come insegna il fondamentale libro Beat the Dealer, con cui nel 1966 Edward Thorp applicò le intuizioni di Kelly adattandole al Blackjack, con una quantità di casi e sottocasi da studiare con attenzione.
Il Kelly Criterion applicato al Blackjack presenta diversi vantaggi. Il primo, già citato, è quello di non essere una progressione basata sui risultati del passato ma sulle probabilità del presente, sulla mano che si sta giocando. Il secondo è quello di dare una risposta chiara alla domanda relativa alla somma da puntare, senza equivoci: chi crede in questa strategia sa sempre cosa deve fare. Il terzo vantaggio è quello di far giocare soltanto in posizione favorevole, a costo di rimanere fermi a lungo. Fra gli svantaggi il principale è che l’applicazione di questo metodo richieda grandissima concentrazione nel conteggio delle carte, dando poi per scontato il padroneggiare la strategia di base: cosa non difficilissima, ma nemmeno da dilettante o da giocatore saltuario, visto che come minimo ci vuole memoria. Il secondo grande svantaggio è che il Kelly Criterion nella sua versione pura porta comunque a mettere in campo frazioni di capitale importanti ed è per questo che ne esistono versioni modificate, con un approccio più soft, per ridurre l’esposizione allungando i tempi della vincita per così dire sicura.
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